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Immagine del redattoreAntonio Campolo

Mbrischio #15 - Calexico

Calexico, che da origine al nome della band, è una città di confine fra la California e il Messico.

Con base in Arizona, i Calexico ci hanno regalato disco dopo disco una preziosa commistione di blues, folk, cantautorato, jazz, country, post-rock, elementi di psichedelia, sinth e musica tejana ( o tex-mex, uno stile musicale popolare che unisce influenze messicane e statunitensi. Tipicamente, combina gli stili vocali messicani spagnoli con i ritmi di danza dei generi cechi e tedeschi, in particolare polka e valzer. Tradizionalmente è suonata da piccoli gruppi con fisarmonica e chitarra o bajo sexto ).


In attività in varie forme e band dal 1995, attualmente i Calexico sono:

  • Joey Burns - voce, chitarra

  • Jairo Zavala Ruiz - chitarra, steel guitar

  • Scott Colberg - basso, contrabbasso

  • John Convertino - batteria, percussioni

  • Jacob Valenzuela - tastiere, tromba, vibrafono

  • Martin Wenk - fisarmonica, chitarra, sintetizzatore, tromba, vibrafono

  • Sergio Mendoza – tastiere, percussioni

Il motivo per cui ci tenevo a parlarne in "Mbrischio" è che quest'anno, qualche mese addietro, è uscito il loro ultimo album, il decimo per l'esattezza, El Mirador, che a seguire proveremo a scoprire insieme, ma non dimenticando che un singolo album non può essere rappresentativo di una band con tanta storia e influenze dietro.


"Quest’album, dedicato alle nostre famiglie, agli amici e alla nostra comunità, vuole trasmettere apertura. Guardatevi attorno, se vivete nel Nord avete sempre bisogno di un Sud per bilanciare la vostra esistenza. La pandemia ha messo in evidenza quanto abbiamo bisogno gli uni e degli altri. E la musica è da sempre veicolo di unione, incoraggia all’inclusività e alla positività. Come, allo stesso tempo, può portare tristezza e melanconia. Prima di tutto però la musica fa scoccare la scintilla del cambiamento, è energia positiva. We’re all breathing together." (Joey Burns)


Musica suonata e cantata bene, con un attenzione particolare anche ai testi, ibridi culturali e un’opportunità per creare nuovi immaginari.


I confini non sono che simboli. Invece che pensarli come dei limiti, mi piace immaginarli come una finestra aperta su qualcosa . (Joey Burns)


E allora benvenuti in questo nuovo viaggio, fra ritmi caraibici, cori e curatissimi arrangiamenti di fiati, archi e chitarre. Iniziamo dal brano che da il titolo e inizio a questo nuovo album, e in cui troviamo il cantautore guatemalteco Gaby Moreno:



Vi è piaciuto questo mambo in "salsa" psichedelica? Perchè allora non lasciarsi trasportare da questa cumbia a tratti spaziale, la cumbia del Polvo!


“Volevo scrivere canzoni in grado di chiamare la gente a raccolta. E niente può farlo meglio del ritmo. Per questo i brani del disco sono così ballabili. Il nostro amico e compagno di tour Sergio Mendoza si era costruito uno studio nel giardino dietro casa, e abbiamo scelto di fare tutto il disco lì: cucinavamo, suonavamo e stavamo semplicemente insieme. Era luglio, la stagione dei monsoni, e da quello che mi ricordo a Tucson non ha mai piovuto così tanto: sembrava un atto di dio. Quando succede, il deserto cambia, da marrone e secco diventa umido e verde. Escono fuori animali di ogni tipo: ho visto tante farfalle e anche i trombidiidae, delle specie di piccoli ragni rossi. A un certo punto abbiamo dovuto interrompere le registrazioni perché la pioggia colpiva il tetto dello studio così forte che il rumore copriva gli strumenti. Ci siamo fermati a guardare la cascata d’acqua che cadeva sul deserto. Cumbia del polvo parla proprio di questo, del risveglio del deserto”. ( (Joey Burns) )


E quando la cumbia incontra il cantautorato rock, il risultato è una canzone ballabile, dai cori irresistibili, desertica, e con un testo non di certo festoso e con un tocco di malinconia, uno strano sapore, che è il bello del sound dei Calexico, con in aggiunta il rocker spagnolo Jairo Zavala


"Cumbia peninsula l’ho composta pensando a come la tecnologia ci connette ma ci rende anche dipendenti. Siamo come bambini dentro un negozio di giocattoli che non riescono a uscire. Pensavo anche all’estremismo politico, alla crisi climatica, ai miei amici. Tutti questi temi sono dentro la canzone, ma filtrati attraverso l’astrazione. E mi piace il contrasto tra la musica festosa e i testi cupi”. ( (Joey Burns )


Nell'album trova spazio anche qualche canzone romantica e sdolcinata , ma possiamo anche perdonarli :)

In "El Paso" slide guitar che sfilano tra dune buie e le parole della poetessa/cantautrice Pieta Brown

“Il disco precedente aveva uno spirito molto californiano e indie-rock. Stavolta volevamo fare una cosa diversa. Durante il suo mandato l’ex presidente Donald Trump aveva scoperchiato tutto il razzismo e l’odio nascosto nel paese, e volevamo rispondere con un inno all’inclusività, celebrare la bellezza della comunità di Tucson e del deserto di Sonora. Ma anche ripercorrere la storia della nostra band, nella quale entrano ed escono persone di diversa provenienza come Gaby Moreno, che è nato in Guatemala, o Camilo Lara, che è di Città del Messico, o lo stesso Sergio Mendoza, che è nato a Nogales, al confine tra Messico e Stati Uniti”



Insomma un disco pieno di spunti e atmosfere per lo più ballabili, con tante collaborazioni, e un'influenza più marcata a questo giro di Sergio Mendoza, da 15 anni membro fisso del gruppo: suo il tocco di cumbia, mariachi e le «sonorità della diaspora del sudovest» infuse in tracce come The El Burro Song, mentre in Liberada le ritmiche abbracciano Cuba per un messaggio universale di resistenza.






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