Già guardarla di notte, dal finestrino di un aereo, ti sembra un enorme presepe, un incanto notturno incastrato nel fiume Tago, pieno di luci tanto da lasciarti senza fiato per l’armonia e la bellezza dell’immagine dall’alto.
Lisbona è una di quelle città in cui storia, arte e cultura le vivi, le respiri quotidianamente, passeggiando nei suoi quartieri più famosi come la Baixa (la città bassa), quartiere centrale, e poi Chiado e Bairro Alto, Belem, Parco delle Nazioni e Alfama, il quartiere del Fado.
Già, è proprio quest’ultimo, il Fado, il genere musicale tipicamente popolare portoghese, (complice la presenza a Lisbona di alcuni amici e la mia grande voglia di viaggiare dopo aver superato, sia pure a fatica, l’anno più buio della mia vita, il 2020, in cui la pandemia ha fatto solo da sfondo), a far scattare nella mia testa la voglia di una sorta di full immersion in una musica che alla fine non è altro che l’espressione musicale, sia pure con delle sostanziali differenze, della saudade brasiliana.
Anzi, qui si tratta dell’originale, perché la saudade è quel sentimento che ha viaggiato con le caravelle dei colonialisti portoghesi ed è sbarcato in Brasile diffondendosi in tutto il paese grazie a tutti quegli intellettuali brasiliani che avevano studiato e si erano formati in Portogallo per poi ritornare al loro paese natale.
Tra un “cafesinho” in Praça do Comercio ed una gita in barca sulle sponde del fiume Tago, in mezzo a gente simpatica ed amabile che esprime molto dei tanti tratti distintivi della nostra gente del sud, rifletto sugli stereotipi del fado, o per meglio dire la classica immagine che descrive sinteticamente uno dei simboli del Portogallo: uno scialle, una chitarra portoghese, una voce e tanto sentimento.
Ed io, abituato alla saudade espressa attraverso il samba e la bossa nova, generi musicali identificativi dello spirito del popolo brasiliano, più gioiosi, meno cupi e amari, meno introspettivi
e più comunicativi, ho subito pensato che in effetti non è così semplice tradurre questa parola che, tra l’altro, l’agenzia inglese “Today Translations” l’ha inserita al settimo posto della graduatoria dei vocaboli più difficili da tradurre, per la complessità concettuale del sentimento sotteso che ha da sempre ispirato poesie e canzoni.
Ma una cosa è certa: la nostalgia è rivolta al passato, la saudade è rivolta al passato, presente e futuro che, per quanto incerto o irrealizzabile, comunque resta carico di speranza e prospettive. E il termine saudade è indissolubilmente legato e spesso usato nel Fado portoghese; anzi, è possibile affermare che è sempre stato parte integrante della musica e della poesia e lo stesso repertorio di Amália Rodrigues, famosissima interprete ed icona del Fado, è intriso di sentimento, di pene d’amore, di nostalgia per qualcuno che è partito, la vita quotidiana e le conquiste. Insomma, qualcosa che viene dall’intimo dell’animo portoghese e che porta un tocco di poesia.
Non per niente il Fado dal 2011, simbolo dell’identità della città di Lisbona e dell’intero Paese, è stato classificato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. E la cosa più strana di questo mio ultimo viaggio è che tutte queste notizie, poi verificate in un secondo momento su internet, mi sono state date dai diversi tassisti che mi hanno accompagnato di giorno e di notte (dato il prezzo quasi ridicolo della corsa: dai 5 ai 10 euro i tassisti di Lisbona ti portano da una parte all’altra della città e periferia) alla scoperta di una città che dal punto di vista musicale ha tanto da offrire.
Ed è proprio in questo continuo dialogo con i tassisti che uno di loro, nell’accompagnarmi una sera al “Club do Fado” per assistere ad uno spettacolo, per circa 15 minuti mi da una lezione sul Fado e mi indica l’artista considerata in questo momento l’erede di Amalia Rodriguez. Si chiama Marisa dos Reis Nunes, conosciuta come Mariza, nata in Mozambico nel 1973 quando il paese africano ancora era una colonia del Portogallo, figlia di madre mozambicana e padre portoghese. La sua famiglia si trasferì in Portogallo quando aveva solo tre anni di età.
E durante la corsa il tassista mi porge il suo cellulare per farmi vedere un video dell’artista. Rimango folgorato, per la musica intensa, coinvolgente, per il carisma di questa quarantasettenne dai capelli ossigenati, considerata, ma questo l’ho appreso dopo, una vestale del fado subito dopo la morte di Amália Rodrigues, nel 1999, insieme a un drappello di devotissime (Dulce Pontes, Mísia, Cristina Branco, Ana Moura, Mafalda Arnauth).
E’ talmente brava che la sua “saudade portoghese” paradossalmente sta facendo impazzire milioni di brasiliani. Semplicemente perché l’arte è universale e davanti a tanta bellezza, a tanta poesia, c’è poco da dire: chapeau, Mariza! Ed il brano che davvero riesce a smuovere cuore e anima di chi l’ascolta si chiama “Quem me dera” (vorrei tanto) con un testo davvero emozionante. Una nostalgia, delicata e crepuscolare che si identifica in un unico tocco di poesia.
Il testo:
“Che altro deve succedere nel mondo perché tu volga il tuo cuore verso di me? Quante lacrime ancora devo lasciar cadere? Quale fiore deve nascere per conquistare il tuo amore?
Per quest’amore, mio Dio, io faccio di tutto. Declamo le poesie più belle dell’universo per vedere se ti convinco che la mia anima è nata per te.
Ci vorrà un miracolo perché il mio cuore sia felice. Giuro che non mollerò,che ci sia pioggia o sole, perché ho bisogno di te per andare avanti.
Vorrei tanto abbracciarti in autunno, estate e primavera, magari vivere al di là della fantasia,
avere fortuna e conquistare il tuo cuore. Ci vorrà una tempesta perché ti accorga che ti amo davvero. Ti cerco negli spiazzi della città, nelle luci dei fari, nei comuni mortali come noi.Il mio amore è puro, ed è grande e solido come un baobab, per te vado dove non andrei mai, per te sono ciò che non sarei mai. Ci vorrà un miracolo perché il mio cuore sia felice. Giuro che non mollerò, che ci sia pioggia o sole, perché ho bisogno di te per vivere".
Altro brano particolare e di grande bellezza di Mariza è “Saudade Solta”, tratto dall’album “Mundo” pubblicato nel 2015 e vincitore di numerosi Grammy. “Mondo” è il titolo esatto per descrivere tutto quello che si trova nell’album: è il racconto di un viaggio da Capo Verde alla Spagna, dall’Argentina al Portogallo. Dopo quella di Amália Rodrigues, la sua è la carriera di maggior successo come cantante di Fado: ha già pubblicato una decina di album compreso il live e un best of che hanno venduto complessivamente oltre un milione di copie e le hanno portato una montagna di premi internazionali come quelli, per ben tre volte, della BBC Radio's Best European World Music Artist e candidata due volte ai Latin Grammy Awards..
Altro grande lavoro della celebre fadista portoghese è l’album pubblicato nel 2006, “Concerto em Lisboa”, nominato nel 2007 per un Latin Grammy nella categoria “Best Folk Album” diventando così la prima artista portoghese a ricevere una nomination per un Latin Grammy Award. Il brano che ascoltiamo si chiama "Chuva".
Curiosità: Si chiama Marco Poeta l'unico musicista non portoghese, a livello europeo, ad essere riconosciuto e considerato un vero fadista dai portoghesi. L’artista italiano, nato nel 1957, dopo essersi appassionato verso i 18 anni alla bossa nova, collaborando con artisti del calibro di Baden Powell, Chico Buarque, Caetano veloso e tanti altri, verso gli anni ’90 si appassiona per la chitarra portoghese, strumento tipico del fado. E nel 2001 pubblica O fado” con la collaborazione di Eugenio Finardi e Francesco del Banco del Mutuo Soccorso che si presta a cantare in portoghese. Un album, quest’ultimo, che attinge a piene mani al repertorio di Amalia Rodrigues
“La mia canzone è saudade”
Oltre al Portogallo anche in Brasile si sente molto la parola saudade nella musica come nella Bossa Nova. E “Chega de saudade” (basta con la nostalgia) fu la prima canzone che parla di Saudade per il proprio amore. Composta da Tom Jobim e da Vinícius De Moraes nel 1958 e resa celebre da João Gilberto, “Chega de saudade”è considerata una sorta di secondo inno nazionale, perché non c’è brasiliano che non la conosca e non sappia cantarla. È la canzone che segna una svolta epocale nella storia della musica moderna, perché è dalle sue note che nasce la bossa nova ed è una delle poche canzoni non americane ammesse nel “Great American Songbook” con il titolo “No More Blues”.
Infine, restando sempre in Brasile, una delle canzoni più belle che raccontano la saudade per la propria terra è “Saudade di Bahia” di Dorival Caymmi che descrive il senso di vuoto misto alla volontà di vivere le stesse emozioni nel ripercorrere luoghi o persone lontane di cui si sente la mancanza ma allo stesso tempo combattendo con forza il dolore. Un omaggio di Dorival Caymmi, alla sua terra, Bahia, ed alla sua gente.
Ciao Mimi, mentre leggevo con interesse questo tuo articolo, mi tornavano in mente i ricordi delle mie notti a Sao Luis do Maranhao, dove il ritmo si impossessava di tutto dal tramonto all'alba, dovevo soltanto seguire il rumore che mi portava da qualche parte du Centru Storicu fino a quando non ritrovavo un gruppo di musicisti che per strada allietavano con la loro musica spontanea i sempre numerosi ascoltatori. Ogni notte per tutto l anno.
Continuando a leggerti non mi sono stupito affatto di ritrovare il Mimi dei tempi della radio: preparato, meticoloso, grande conoscitore della musica in generale e sopratutto mia interfaccia in ogni occasione musicale.
Voglio dirti solamente che il ricordo di quei tempi a distanza di 45…