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Immagine del redattoreFrancesco Villari

IL "NON MORTO" - L'incredibile storia di Sixto Rodriguez

Aggiornamento: 30 nov 2023

Siamo all'inizio degli anni '50, a Detroit, città in cui sta fiorendo la grande industria automobilistica americana. Per lavorare nelle fabbriche della capitale del Michigan arrivano molti immigrati messicani, tra i quali la famiglia Rodriguez. Uno dei figli, Sixto, fin da ragazzino si abitua al lavoro duro, ma al contempo sviluppa una naturale propensione per la musica.

All'alba del 1970 Sixto Rodriguez è un cantautore che gira nell'underground dei locali malfamati alla periferia di Detroit. Viene notato da Clarence Avant, ex capo della Motown Records, la più prestigiosa casa discografica della città, che nel frattempo ha fondato la sua etichetta indipendente: la Sussex Records. Sixto viene messo sotto contratto e pubblica il suo primo album, "Cold Fact". Per molti è il nuovo Bob Dylan, anzi, ancora meglio di Bob Dylan. Ma, inspiegabilmente, "Cold Fact" è un colossale flop.



La Sussex ci riprova l'anno dopo, pubblicando "Coming from Reality", un disco più maturo e ancora più sorprendente del primo. Si aspettano grandi cose da quel secondo album, ma non succede nulla. Anche questo disco non vende che pochissime copie. Due settimane prima di Natale, Sixto Rodriguez viene licenziato dall'etichetta. Sembra una profezia già scritta nei versi di "'Cause", uno dei brani di "Coming from Reality":


Perché ho perso il lavoro due settimane prima di Natale

e ho parlato con Gesù al Sewer

E perché il Papa ha detto

che non era compito suo


Da questo momento in poi la vita di Sixto Rodriguez è un "buco nero". Di lui si perdono le tracce. Si sa solo che fa lavoretti saltuari come carpentiere, o operaio demolitore e che è praticamente un senzatetto che vaga per i sobborghi di Detroit. L'America si dimentica completamente di lui. Il suo nome non lascia traccia, i suoi dischi spariscono, la sua carriera finisce qui. È l'inizio degli anni '90 quando una ragazza americana va in vacanza in Sudafrica insieme al suo fidanzato. Per qualche motivo porta con sé la cassetta di "Cold Fact", il primo album di Rodriguez. Qualcuno la sente e chiede dove poter comprare il disco, ma ovviamente non si trova da nessuna parte. Inizia una corsa alla copia. I ragazzi sudafricani impazziscono per Rodriguez e fanno a gara per accaparrarsi la cassetta doppiata. Siamo in piena Apartheid e i testi di Sixto sembrano scritti apposta per loro, inneggiano alla libertà, alla fratellanza, all'unione dei popoli. In brevissimo tempo Rodriguez diventa il cantante più popolare del Sudafrica, superando in notorietà perfino Elvis Presley. Iniziano a circolare notizie su di lui e si scopre che è morto suicida dopo un concerto in cui fu pesantemente criticato e fischiato dal pubblico. Qualcuno dice che si è sparato sul palco, altri che addirittura si è dato fuoco cospargendosi di benzina davanti a tutti. Insomma il nuovo idolo del Sudafrica è morto, ma la sua fama cresce in modo esponenziale, così alcune etichette locali contattano la Sussex Records e ottengono i diritti di ristampa dei suoi due album. In pochissimo tempo le vendite raggiungono milioni di copie, nonostante il divieto del regime militare che censura i dischi e fa addirittura sparire la canzone "Sugar Man" (quella che più esplicitamente inneggia alle droghe) scorticando la traccia del vinile con un punteruolo. Tuttavia, questo atteggiamento non fa che alimentare la curiosità dei giovani sudafricani che ancor di più ne sono attratti, proprio in virtù della proibizione. Pompate dal divieto di regime, le vendite crescono ancora più vertiginosamente. Ma di Sixto Rodriguez continua a sapersi poco o niente. Solo la sua morte sembra essere un dato certo. Nel 1997 due fan si mettono in testa di scoprire di più e iniziano a cercare notizie su di lui e sulla sua vita. Partono da Pretoria e si recano nei luoghi descritti nelle canzoni, Amsterdam, Londra, New York... ma non trovano nulla. Stanno per mollare quando uno di loro, ascoltando in macchina "Inner City Blues", si accorge di un verso che non aveva notato prima, in cui Rodriguez fa riferimento a Dearborn, una cittadina vicino Detroit. È il luogo dove ha sede la Motown e anche la Sussex Records. Bingo! Le ricerche prendono la via del Michigan e finalmente i due fan trovano gli uomini giusti: Clarence Avant, il patron della Sussex, e soprattutto Mike Theodore, primo produttore di Rodriguez. Avant sarà evasivo, non vuole raccontare che fine hanno fatto i soldi che le tre etichette sudafricane versavano regolarmente alla Sussex per i diritti degli album e si trincera nel silenzio. Theodore, invece, racconterà molte cose. Ma la più sconvolgente di tutte è la risposta alla domanda: "Come è morto Rodriguez? Si è davvero sparato sul palco o si è dato fuoco in pubblico?" Quello che dirà Theodore lascia i due sconcertati: "Morto? In che senso morto? Rodriguez è vivo e vegeto e abita a Detroit". Per venticinque lunghi anni tutto il Sudafrica ha creduto morto il proprio idolo nazionale e invece si trattava solo di una leggenda metropolitana. Rodriguez è vivo! Incredibile! Sconvolgente! Ma a questo punto ai due viene un dubbio e pongono un'altra domanda al produttore: "Ma lei lo sa che Rodriguez vende milioni di copie in Sudafrica da ben venticinque anni?" Stavolta tocca a Theodore rimanere sconvolto. Non aveva idea della fama che il suo ragazzo aveva raggiunto lontano dall'America, dove restava un perfetto sconosciuto. Nel frattempo, il sito web realizzato per raccogliere informazioni sul misterioso cantautore riceve un messaggio altrettanto sconvolgente: "Sono la figlia di Sixto Rodriguez, ecco la mia mail e il mio telefono..." La storia si conclude in un modo inaspettato: Sixto Rodriguez incontra i suoi due sconosciuti fan e scopre di essere una leggenda in un luogo che a malapena ha sentito nominare. In tutti quegli anni ha continuato a sbarcare il lunario facendo lavori pesanti senza mai più pensare alla musica, ma ora quei due giovani uomini gli stanno proponendo di andare in tour in Sudafrica. Con qualche ritrosia e molte perplessità accetta. Arriva a Johannesburg nel marzo del 1998 e viene accolto come un dio. Si aspettava una ventina di persone al massimo ai suoi concerti, invece fa sei sold-out con migliaia e migliaia di fan adoranti ad ascoltarlo.


Per il Sudafrica è come vedere Elvis resuscitato. Molti avevano pagato il biglietto, ma non credevano che avrebbero davvero visto Sixto Rodriguez, pensavano a una truffa, una presa in giro. E invece era proprio lui, il loro idolo nazionale, tornato dall'oltretomba.


I soldi guadagnati per quel mini tour Rodriguez li regalò alla famiglia e agli amici. Tornato a Detroit riprese a fare l'operaio e continuò ad abitare la sua casa fatiscente in periferia, con un divano scassato per letto. Ogni tanto faceva vedere ai colleghi dei cantieri le foto dei suoi concerti con folle oceaniche ad ascoltare la sua musica, però nessuno gli credeva, pensando che le immagini fossero ritoccate.


Ma nel 2011 il regista svedese Malik Bendjelloul si appassionò a quella storia e decise di realizzare un film che documentasse l'incredibile avventura dei due ragazzi che tirarono fuori dall'oblìo Sixto Rodriguez, l'idolo del Sudafrica. "Searching for Sugar Man" esce nel 2012 e l'anno dopo si aggiudica il Premio Oscar come miglior documentario.


Con il successo del film, l'America finalmente si accorge di Rodriguez e il suo nome inizia a circolare anche nel Paese che lo ha ignorato per oltre quarant'anni. Ma a Sixto Rodriguez tutto questo non importava più. Ancora oggi vive nella sua casa alla periferia di Detroit e ogni tanto suona qualcuna delle sue leggendarie canzoni per gli amici. Malik Bendjelloul, invece, raggiunge la notorietà internazionale grazie all'Oscar vinto per il docu-film e sembra essere lanciato verso una brillante carriera. Ma il male oscuro della depressione che lo attanaglia fin da adolescente ha la meglio su di lui un triste giorno di maggio del 2014, in cui morirà suicida gettandosi tra le rotaie della metropolitana di Stoccolma.

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