Si può parlare di Covid, senza parlare di Covid?
Si può realizzare un film in pieno di lockdown?
Lo si può realizzare senza cadere in stereotipi?
Sì a tutte e tre le domande.
Il film è senza dubbio un esperimento, mi viene in mente Nodo alla gola di Hitchcock, nato per scommessa tutto (quasi) girato in piano sequenza. Ovviamente i due film nulla hanno a che vedere, però in tutte e due i casi di ricerca si tratta.
Siamo tutti (o quasi) chiusi in casa, qualcuno esce a cantare sul balcone, ci si sente limitati, chiusi, ma in questa compressione Vicari pensa: potremmo realizzare un film, così distanti. Come altri stanno realizzando musica. Ci pensa e scrive una storia, o meglio tre storie strutturate in maniera tale che gli attori, ognuno a casa propria possa recitare. Trucco, costumi, luci vengono curate a distanza. Si danno indicazioni e gli attori mettono in atto.
“Loro in questo film non sono semplicemente degli attori, ma hanno svolto un lavoro che normalmente fa una troupe composta da decine di persone: dal trucco alla scenografia. Abbiamo voluto buttare il cuore oltre l’ostacolo e fare qualcosa che ci sembrava un atto vitalistico, ovvero continuare a fare cinema quando eravamo costretti a stare in casa per via del lockdown”, racconta Vicari.
Senza dubbio un modo nuovo, rischioso, ma che mi è piaciuto e mi ha convinto. Non siamo di fronte a un capolavoro, ma non è questo che si chiede a un film. Un capolavoro é un dono inatteso. A un film si chiede banalmente di intrattenerci, incuriosirci, stimolarci, a volte farci riflettere.
Senza entrare nella trama, cosa che mai farò, posso dire che le tre storie sono bene calibrate, interpretate e che non ci si sente mai costretti dentro ai vincoli del lockdown. Dopo un po’ ci si dimentica dei ste strani, del fatto che non sia girato con telecamere, che non ci sia una troupe, ma ci si domanda cosa succederà.
Il focus della narrazione è “che succede se sono obbligato a convivere con altri? Se non si tratta più di un gesto volontario?” Questo punto è stressato in maniera tale da esasperare i comportamenti e le reazioni.
Perchè dovete vedere questo film? Per cominciare per lo sforzo creativo di un gruppo di persone che ha saputo reagire in maniera positiva. Poi perché la pellicola regge e improbabile è accaduto. E infine più di una riflessione la fa fare.
“Abbiamo scelto di raccontare quello che ci stava accadendo senza raccontarlo perché questo film non doveva invecchiare dopo la pandemia”, Daniele Vicari.
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