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Immagine del redattoreGiusva Branca

Il 10 non è un numero, ma una condizione dell'anima


Dieci non è numero.

Dieci è un modo di essere, uno stile di vita.

Dieci assorbe una cifra dell’essere che si specchia nella sensibilità.

Il dieci sulle spalle porta il calciatore da un’altra parte rispetto ai suoi colleghi.

Rivera, Platini, Maradona, Zico, Mazzola, Antognoni, Baggio, Pelè, Del Piero, Eusebio, Meazza, Zidane, Sivori, Totti, Messi, Gullit, Mancini, non vestono il numero 10.

Loro sono il numero 10.

Il numero 10 è una condizione dell'anima, il numero 10 nella vita indica una via, in qualche modo segnata, dalla quale non scappi. Mai.


Chi nasce il 10 combatte una vita con la profondità degli abissi - perlomeno finchè non ci si consegna – e disegna ogni giorno una dimensione dell’anima che si declina spesso, spessissimo, con una solitudine che trova un’oasi solo quando trovi un altro 10.

Tutti i numeri 10 del football e, in genere della vita, sono e sono stati uomini soli.

La sensibilità di comprendere, di sentire, di percepire, il momento esatto della partita in cui è necessario cambiare registro, inventarsi qualcosa, farla girare su se stessa appartiene a loro, ai numeri dieci.


E d’improvviso la scena, il peso di tutto, la responsabilità di ogni cosa è sulle loro spalle, schiaccia come macigno la schiena del 10.

In campo e nella vita.

Fari e riflettori sul dieci, mentre – per dirla con Vecchioni – tutti si aspettano “la giravolta, il salto doppio, la poesia”.

Il 10, nella musica, è l’assolo di chitarra di Eric Clapton, il sax di James Senese che si prende la scena, Carlos Santana che disegna linee dell’anima dove altri vedono muri, proprio come il numero 10 che mette in porta il compagno in mezzo a una selva di gambe.



- Toccamela piano, Eraldo (Pecci ndr)

- Diego (Maradona ndr), non ci passa

- Per favore, toccala appena appena

- Diego, non ci passa!

- Ti ho detto di toccarla piano, cazzo!

- Vabbè, facciamo come dici tu, alla fine Maradona sei tu…


Nasce così una delle invenzioni più clamorose di un numero 10, il gol su punizione da dentro l’area della Juventus con la barriera a non più di 5 metri dalla palla. Nasce attraverso uno spazio, un buco, una “ferita” che altri non vedono…chè i numeri 10 se ne intendono di ferite, di solchi tracciati nelle anime e nella vita da chi guida trattori senza la perizia necessaria.

Già, il 10, in campo e nella vita, “sente”, prima ancora di vedere, di valutare sul piano sensoriale. E le affinità fanno sì che i 10 si cerchino tra di loro.

Per restare a Napoli il trio Diego Armando Maradona – Pino Daniele – Massimo Troisi (non a caso usciti di scena a soli 60 e 41 anni…) si cerca, si trova per combattere le rispettive solitudini in un mare di folla che ti cerca, ti applaude, tuttavia è percepita come una marea osannante ma sfocata e ovattata. Tutta per il 10 che – però – è distantissimo, alla ricerca di chissà cosa, di se stesso, di un senso a ogni attimo che passa, forse solo di un po' di pace.

Che non troverà mai.

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